A Roma si sta discutendo in questi giorni sulla fame nel mondo.
L’attenzione è concentrata sui prezzi dei prodotti alimentari che sono aumentati fortemente negli ultimi mesi, mettendo in ginocchio i paesi più poveri.
Il mercato e la finanza hanno sicuramente un’influenza negativa sull’alimentazione dei paesi del “terzo mondo”, ma la colpa forse, non è solo loro.
Manca, nelle discussioni di Roma, un accenno alla crescita demografica.
Sebbene nei paesi industrializzati la crescita sia quasi pari a zero, nei paesi più poveri è in corso un’esplosione demografica incredibile.
Le cause sono culturali e sono intrinsecamente legate alla religione. In questo le tre grandi religioni monoteiste non fanno una gran differenza, l’uso del preservativo è ostacolato da tutte. Le tradizioni culturali dei singoli paesi inoltre non aiutano certo a frenare l’emergenza.
Il boom demografico, poi insieme ad altri fattori, è alla base dell’esodo di molti popoli verso i paesi più ricchi.
Intervenire per limitare la crescita demografica intaccando abitudini culturali e dogmi religiosi non è certo facile ma può avere conseguenze sia sulle inumane morti per fame che sul fenomeno dell’immigrazione.
Questa strada dovrebbe interessare anche a molti partiti italiani che, a parole, propongono di risolvere il problema dell’immigrazione alla fonte, cioè nei paesi d’origine, ma poi poche azioni concretizzano in questa direzione.
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